Prevenzione del burnout

Prevenzione del burnout

Il termine burnout può essere definito come un processo stressogeno, che si sviluppa lentamente nel tempo, spesso nel corso di anni, e che determina un logorio psicofisico ed emotivo con sensazioni di demotivazione, delusione, svuotamento interiore, negativismo o cinismo verso se stessi e gli altri, un senso di inutilità e di inefficacia nonché un progressivo disinteresse per l’attività lavorativa, fino a poco prima, fonte di gratificazioni. E’ caratterizzato, inoltre, da manifestazioni quali nervosismo, irrequietezza, apatia,  sensazione di grande affaticamento dopo il lavoro, sensi di colpa, bassa autostima, senso di immobilismo, insonnia, eccetera.

Si distingue dallo stress, concausa del burnout, così come si distingue dalla nevrosi, in quanto non disturbo della personalità ma del ruolo lavorativo.

Il burnout rappresenta, oggi, un rischio troppo elevato per ogni contesto organizzativo: i costi economici, la produttività ridotta, i problemi di salute e il generale declino della qualità della vita personale o lavorativa, tutte possibili conseguenze, sono un prezzo troppo alto da pagare per tutti. Si rende auspicabile, dunque,  l’adozione di un approccio preventivo all’insorgere di questa sindrome.

Se da principio questo vissuto veniva considerato solo per professioni nell’ambito della relazione di aiuto, gli “helper”, negli anni sono state incluse altre categorie di lavoratori e cioè tutti quei professionisti, dipendenti e lavoratori che hanno un contatto frequente con un pubblico: l’avvocato, l’albergatore, il manager, il medico, il venditore, l’ingegnere, eccetera.

Alcune cause della sua insorgenza sono:

  • sovraccarico prolungato di lavoro
  • sensazione di mancanza di controllo
  • gratificazioni insufficienti
  • mancanza di un senso di appartenenza (identificazione con l’azienda)
  • percezione di assenza di equità
  • valori contrastanti con quelli dell’organizzazione
  • percezione di non essere remunerati adeguatamente

Secondo Maslach e Leiter (1997), infatti, la sindrome ha maggiori probabilità di svilupparsi quando è presente una forte discordanza tra la natura del lavoro e la natura delle persone che svolgono tale lavoro

Per Matthias Burisch (2010) e altri studiosi, inoltre, per la sua insorgenza  non sembra decisivo quale lavoro si svolge ma come lo si svolge, con quale atteggiamento, con quali motivazioni, quali significati e blocchi interiori (H-P. Unger, C.Kleinschmidt, « Quando il lavoro ci fa ammalare, tecniche nuove, 2006).

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